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Da sempre sua base
e porto di partenza comune a tanti emigranti in viaggi transatlantici,
elegge la sua amata Genova quale città dove trascorrere la sua maturità,
più precisamente Pontedecimo, piccolo presepio nel panorama delle colline
che le fanno da corolla, sempre in vista del Monte della Guardia, che gli
ricorda le torri e i picchi dei suoi trascorsi.
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Vive in una
strana, grande casa delle meraviglie nel pieno centro dell'antico Borgo
degli Artisti, una vera biblioteca, un vero museo al di fuori del tempo
materiale dove ogni
stanza è dedicata a ciascuna delle sue numerose discipline: all'attività
pittoriche, alle collezioni naturalistiche, alle esercitazioni
scientifiche, alla camera oscura fotografica, alle osservazioni
astronomiche e agli studi marittimi, alle letture classiche, filosofiche e
religiose, agli strumenti e attività musicali, alle rare collezioni
filateliche, numismatiche, artistiche e di ogni genere pazientemente
catalogate e archiviate, alle raccolte etnologiche frutto dei suoi tanti
viaggi e della sua intensa variegata attività.
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Colleziona
attestati e diplomi di ogni tipo, poiché per lui studio e conoscenza sono
necessità vere e si può ben dire che non vi siano discipline che non
abbia affrontato: Astronomia, Matematica, Chimica, Letteratura, Medicina,
Pedagogia, Belle Arti, infine Cibernetica, anche se il diploma di cui va
più orgoglioso è sicuramente quello di Capitano marittimo.
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Non c'è in fondo
una gran differenza tra le materie di studio e la sua vita, poiché tutto
ciò che insegna ai suoi allievi è già stato oggetto di una esperienza
personale e diretta e le sue lezioni sono sempre interessanti e mai
noiose.
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Sapere e libertà
di scelta non sono per lui dei concetti astratti ma esigenze ben concrete
e reali che si compenetrano in quanto l'uno è complemento dell'altra e
più importanti di qualsiasi altra necessità materiale a cui rinuncia
immediatamente quando questa gli sembri d'ostacolo.
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Come d'uso
nell'ambiente artistico anche lui eleva a sua musa ispiratrice una
disciplina: la trigonometria, una materia che a chi proviene da esperienze
letterarie può sembrare arida e ostile, ma che a lui pare vivace ed
entusiasmante.
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Archi di
orizzonte, equatori celesti, angoli al polo, oceani, stelle cadenti,
panorami geografici da alture di scogli, la vista di un'isola che forse
non c'è, animano le sue poesie che lo elevano ai più alti gradi della
spiritualità.
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Dopo aver
raggiunto l'estremo Sud riesce a coronare anche il sogno di essere stato
ai due capi del Mondo andando a Capo Nord, al circolo boreale artico, e
trascorre una produttiva stagione pittorica a Gavà, in Catalogna, vicino
a Barcellona.
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Nei comuni oggetti
di uso quotidiano riesce a vedere forme e figure che intrecciandosi nei
suoi quadri creano Madonne colorate, vivaci paesaggi africani, navi
fantasiose, soli astratti, orridi pesci.
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In occasione di
un'esposizione, così scrive di lui la critica d'arte Maria Loiaconi:
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" .... Poche
volte ci è capitato d'imbatterci con un artista tanto completo, vivo,
reale. .... Sobrietà si recepisce nei suoi quadri, semplici .... ove le
figure si assottigliano e si protendono in un celestiale empireo; allora
il simbolismo si trasforma in un universale messaggio, e l'estrinseca
essenza porta ad interiori meditazioni. .... Gino Vecchi è l'artista che
vuole vincere, che vuole il più alto stadio di perfezione, che vuole per
sè e per gli altri la più infinita visione della cultura e
dell'arte."
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E così Salvatore
Perdicaro:
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L'essenzialità dello stile di Gino Vecchi è il risultato di un processo
estetico / interiore, di chiarificazione dell'immagine di "ciò che
è" in relazione a "ciò che si è", suprema sintesi degli
esiti percettivi d'una sensibilità e di un pensiero in continuo divenire,
per una valenza espressiva destinata ad una fruizione universale.
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Pittura non
facile, ma costruita nel rigore ascetico della linea, cui fa da
contrappeso una vivace scelta di toni cromatici, compresi tuttavia in
un'armonica logica geometrica.
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Un pittore, Gino
Vecchi, che ama la sobrietà nel composto tessuto dell'espressione, in cui
s'indovina un patrimonio d'idee, di memorie, di speranze ancora accese,
che gli consentono d'amare la vita, con la fiducia e le certezze che
questa gli offre."
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Nel tema delle
manifestazioni Colombiadi di Genova del 1992, indette nel cinquecentesimo
anniversario della scoperta dell'America, pubblica il libro "Al di
là dell'Oceano", un volume di figure e poesie interamente dedicato
ad argomenti di carattere geografico che gli vale infine la segnalazione e
il riconoscimento di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
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Per la sua
esagerata modestia, quasi nessuno ne conosce il prestigioso titolo; pochi
capiscono il messaggio che cerca di trasmettere questo personaggio
folcloristico, ma la gente gli vuole comunque bene per la sua naturale
socievolezza che non è soltanto casuale, ma che gli deriva anche
dalle sue origini emiliane ed è attratta da questo vecchietto misterioso
con una gran voglia di vivere, così discreto, umile e tanto colto,
proiettato al futuro piuttosto che al passato, che nelle osterie del suo quartiere non gioca a carte come gli altri, ma
come Gulliver tornato dai suoi viaggi parla di cose astratte e di
argomenti forse un po' difficili nel contesto ordinario della vita
quotidiana salvo quando, da autentico italiano, condivide trepidazioni e
gioie agonistiche per gli eventi di calcio.
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Il messaggio
comunque c'è ed è forte: sta alla sensibilità del lettore riconoscerlo
tra le righe delle sue poesie e capirlo.
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Tra i tanti
ricordi e cimeli di viaggio di casa sua, zeppa di centinaia di libri di
ogni tipo, non mancava il poster di Ivano Fossati, l'irrequieto cantante
rock genovese che spesso celebra il mare e la Liguria.
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Ha disinteresse
per i beni materiali che sono un legame d'ostacolo all'elevazione totale
dello spirito che libero " oltre il mondo geografico " può ora
raggiungere " gli spazi eterei della purezza dove ogni mente cerca la
propria solennità ", fino a quando nell'imprecisato giorno d'inverno
più freddo dell'ultimo anno prima del nuovo secolo, senza dare fastidio, non ha visto il mattino.
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