Gino Vecchi

         

Un viaggiatore, un artista, un poeta

 

 

Biografia

(1915 - 1999)

 

Da sempre sua base e porto di partenza comune a tanti emigranti in viaggi transatlantici, elegge la sua amata Genova quale città dove trascorrere la sua maturità, più precisamente Pontedecimo, piccolo presepio nel panorama delle colline che le fanno da corolla, sempre in vista del Monte della Guardia, che gli ricorda le torri e i picchi dei suoi trascorsi.

 

Vive in una strana, grande casa delle meraviglie nel pieno centro dell'antico Borgo degli Artisti, una vera biblioteca, un vero museo al di fuori del tempo materiale dove ogni stanza è dedicata a ciascuna delle sue numerose discipline: all'attività pittoriche, alle collezioni naturalistiche, alle esercitazioni scientifiche, alla camera oscura fotografica, alle osservazioni astronomiche e agli studi marittimi, alle letture classiche, filosofiche e religiose, agli strumenti e attività musicali, alle rare collezioni filateliche, numismatiche, artistiche e di ogni genere pazientemente catalogate e archiviate, alle raccolte etnologiche frutto dei suoi tanti viaggi e della sua intensa variegata attività.

 

Colleziona attestati e diplomi di ogni tipo, poiché per lui studio e conoscenza sono necessità vere e si può ben dire che non vi siano discipline che non abbia affrontato: Astronomia, Matematica, Chimica, Letteratura, Medicina, Pedagogia, Belle Arti, infine Cibernetica, anche se il diploma di cui va più orgoglioso è sicuramente quello di Capitano marittimo.

 

Non c'è in fondo una gran differenza tra le materie di studio e la sua vita, poiché tutto ciò che insegna ai suoi allievi è già stato oggetto di una esperienza personale e diretta e le sue lezioni sono sempre interessanti e mai noiose.

 

Sapere e libertà di scelta non sono per lui dei concetti astratti ma esigenze ben concrete e reali che si compenetrano in quanto l'uno è complemento dell'altra e più importanti di qualsiasi altra necessità materiale a cui rinuncia immediatamente quando questa gli sembri d'ostacolo.

 

Come d'uso nell'ambiente artistico anche lui eleva a sua musa ispiratrice una disciplina: la trigonometria, una materia che a chi proviene da esperienze letterarie può sembrare arida e ostile, ma che a lui pare vivace ed entusiasmante.

 

Archi di orizzonte, equatori celesti, angoli al polo, oceani, stelle cadenti, panorami geografici da alture di scogli, la vista di un'isola che forse non c'è, animano le sue poesie che lo elevano ai più alti gradi della spiritualità.

 

Dopo aver raggiunto l'estremo Sud riesce a coronare anche il sogno di essere stato ai due capi del Mondo andando a Capo Nord, al circolo boreale artico, e trascorre una produttiva stagione pittorica a Gavà, in Catalogna, vicino a Barcellona.

 

Nei comuni oggetti di uso quotidiano riesce a vedere forme e figure che intrecciandosi nei suoi quadri creano Madonne colorate, vivaci paesaggi africani, navi fantasiose, soli astratti, orridi pesci.

 

In occasione di un'esposizione, così scrive di lui la critica d'arte Maria Loiaconi:

 

" .... Poche volte ci è capitato d'imbatterci con un artista tanto completo, vivo, reale. .... Sobrietà si recepisce nei suoi quadri, semplici .... ove le figure si assottigliano e si protendono in un celestiale empireo; allora il simbolismo si trasforma in un universale messaggio, e l'estrinseca essenza porta ad interiori meditazioni. .... Gino Vecchi è l'artista che vuole vincere, che vuole il più alto stadio di perfezione, che vuole per sè e per gli altri la più infinita visione della cultura e dell'arte."

 

E così Salvatore Perdicaro:

 

" L'essenzialità dello stile di Gino Vecchi è il risultato di un processo estetico / interiore, di chiarificazione dell'immagine di "ciò che è" in relazione a "ciò che si è", suprema sintesi degli esiti percettivi d'una sensibilità e di un pensiero in continuo divenire, per una valenza espressiva destinata ad una fruizione universale.

 

Pittura non facile, ma costruita nel rigore ascetico della linea, cui fa da contrappeso una vivace scelta di toni cromatici, compresi tuttavia in un'armonica logica geometrica.

 

Un pittore, Gino Vecchi, che ama la sobrietà nel composto tessuto dell'espressione, in cui s'indovina un patrimonio d'idee, di memorie, di speranze ancora accese, che gli consentono d'amare la vita, con la fiducia e le certezze che questa gli offre."

 

Nel tema delle manifestazioni Colombiadi di Genova del 1992, indette nel cinquecentesimo anniversario della scoperta dell'America, pubblica il libro "Al di là dell'Oceano", un volume di figure e poesie interamente dedicato ad argomenti di carattere geografico che gli vale infine la segnalazione e il riconoscimento di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.

 

Per la sua esagerata modestia, quasi nessuno ne conosce il prestigioso titolo; pochi capiscono il messaggio che cerca di trasmettere questo personaggio folcloristico, ma la gente gli vuole comunque bene per la sua naturale socievolezza  che non è soltanto casuale, ma che gli deriva anche dalle sue origini emiliane ed è attratta da questo vecchietto misterioso con una gran voglia di vivere, così discreto, umile e tanto colto, proiettato al futuro piuttosto che al passato, che nelle osterie del suo quartiere non gioca a carte come gli altri, ma come Gulliver tornato dai suoi viaggi parla di cose astratte e di argomenti forse un po' difficili nel contesto ordinario della vita quotidiana salvo quando, da autentico italiano, condivide trepidazioni e gioie agonistiche per gli eventi di calcio.

 

Il messaggio comunque c'è ed è forte: sta alla sensibilità del lettore riconoscerlo tra le righe delle sue poesie e capirlo.

 

Tra i tanti ricordi e cimeli di viaggio di casa sua, zeppa di centinaia di libri di ogni tipo, non mancava il poster di Ivano Fossati, l'irrequieto cantante rock genovese che spesso celebra il mare e la Liguria.

 

Ha disinteresse per i beni materiali che sono un legame d'ostacolo all'elevazione totale dello spirito che libero " oltre il mondo geografico " può ora raggiungere " gli spazi eterei della purezza dove ogni mente cerca la propria solennità ", fino a quando nell'imprecisato giorno d'inverno più freddo dell'ultimo anno prima del nuovo secolo, senza dare fastidio, non ha visto il mattino.
 


  

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