Gino Vecchi

         

Un viaggiatore, un artista, un poeta

 

 

Biografia

(1915 - 1999)

 

Scampato a ben due naufragi nel mezzo di battaglie navali grazie solamente alla sua abilità di nuotatore e a una tempra davvero d'acciaio, sotto il tiro indistinto ora del nemico, ora  da quello amico, padre da pochi giorni, abbandonati i mandorli già in fiore del Dodecaneso per gelide destinazioni continentali, lasciati gli abissi marini per  cime innevate, da marinaio ad alpino, come molti altri affronta tragiche peripezie e prove inenarrabili attraversando i Balcani e l'Europa per ricongiungersi, ormai verso la fine della guerra, alla famiglia e alla figlia ormai grandicella, nuovo Ulisse nella natia Val Padana. 

 

E' per lui il momento per cercare di realizzare concretamente gli ideali in cui crede e dopo frequenti trasferimenti tra Rubiera, Passo del Cerreto, Sottomarina, intraprende definitivamente l'attività di insegnante e in un periodo in cui un certo tradizionalismo limitava ancora pesantemente i tentativi di innovazione, si distingue in un progressista esperimento pedagogico di didattica itinerante (peraltro in uso nell'antica Grecia classica) presso la scuola all'aperto Daniele Manin nell'isola della Giudecca, a Venezia.

 

Purtroppo però la realtà non riflette gli auspici: l'incomprensione della famiglia che tanto tenacemente aveva desiderato che non ne sopporta volentieri la rigorosa vocazione intellettuale e lo stile di vita quasi francescano, l'irriconoscenza di quelle stesse istituzioni per le quali aveva combattuto, forse la consapevolezza della propria limitazione rispetto alle ingiustizie del mondo, lo spingono a dedicarsi quasi totalmente alla letteratura e alle arti, ambito in cui riesce ad esprimere senza ostacoli la sua interiorità e i suoi valori spirituali.

 

I beni materiali non gli interessano e gli basta una robusta bicicletta, sua passione giovanile, e soltanto una tenda per concretizzare il sogno del globe-trotter e con l'inarrestabile desiderio di conoscenza continua girovaga un po' ovunque in Italia, preferendo luoghi di mare, in particolare Romagna, Puglia, Liguria, ma anche la zona dei laghi e Ticino. 

 

 

 

 

Meta un po' effimera del mondo snob degli anni '60, vive per un certo periodo a Capri dove non gli mancano le occasioni di incontri nell'ambiente culturale e mondano dell'epoca tra cui, ad esempio, quello con la mitica Brigitte Bardot e il regista teatrale Achille Millo, anche se l'incontro significativo è quello con la pittrice conosciuta con il semplice nome d'arte di Carmelina che lo introduce all'uso dei colori e alle tecniche della pittura naif. Colori vivaci, soggetti semplici, linee geometriche essenziali sono le caratteristiche che accomunano la sua pittura a quella dell'iconografia sacra della religione copta da cui trae spunti quando, decide di trasferirsi in Africa accettando un posto di insegnante nelle scuole di lingua italiana di Asmara, capoluogo dell'Eritrea all'epoca dipendenza dello stato Etiope.

 

Merita l'appellativo di "Poeta del Mar Rosso" dai giornali locali che anima pubblicando poesie e articoli letterari.   

 

Il periodo africano è di gran stimolo per Gino Vecchi: studia l'amarico, si spinge fino e oltre la mistica e favoleggiata città di Gondar (dove si dice che in qualche monastero copto venga segretamente custodita la biblica Arca dell'Alleanza ) verso la direzione delle mitiche sorgenti del Nilo Azzurro e raggiunge nomade tra i nomadi il lago Tana, le cui rive furono antichi luoghi di devozione paleo-cristiana.

 

Ama il sole e parla con le stelle.

 

Riceve influssi stilistici dalla tradizionale pittura didascalica etiope. 

   

E' un luogo ricco di spiritualità essenziale che stride con l'opulenza della vita europea e che lo spinge a condividere l'ideale missionario quando lo stesso è davvero rivolto all'aiuto disinteressato ai più bisognosi, consapevole che le ricchezze materiali non possono dare la felicità quando non siano condivise con gli altri e crede genuinamente ai principi samaritani a cui si richiama un'onorificenza che gli viene conferita su segnalazione di un'associazione culturale locale.

 

L'Africa è per lui l'opportunità di uno scambio culturale reciproco ed è un ulteriore stimolo per allargarsi a nuovi studi nella vasta gamma dello scibile come quelli della botanica, erboristeria, medicina.

 

L'attrazione per i luoghi di grande impatto geografico gli fa accettare un nuovo trasferimento in Sud America quale direttore della scuola del centro culturale italiano di Buenos Aires, città dove vive una numerosa comunità di origine italiana. La sua emilianità trova subito una naturale sintonia con l'esuberante carattere sudamericano.

 

Sente il ritmo dell'Argentina; vede l'oceano, le immense praterie patagoniche, i vasti fiumi, le cascate dell' I-Guazu; piange per lo sterminio degli Indios; arriva a Ushuaia, estremo lembo abitato della Terra del Fuoco, dopo di cui iniziano solo i ghiacci dell'Antartide.

 

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